Giorgio Faletti e il ghost writer

Paul Auster? Piacione. Philip Roth? Sopravvalutato. Proseguo nella carrellata degli autori da rileggere, riscoprire o bocciare inevitabilmente come antipatici. Oggi parliamo di Giorgio Faletti, cabarettista, attore, compositore, cantante e da qualche anno affermato scrittore di thriller.

Se Paul Auster è un po’ piacione e Roth secondo molti sopravvalutato, senza per questo negare la bravura di entrambi, cosa diremo mai di Giorgio Faletti. Ecco cosa ne dice la rete: Faletti? Uno che presta il nome ad un ghost writer.

Sono queste infatti le polemiche che accompagnano da qualche anno la reputazione dello scrittore. Ve ne parlerò da non esperta del campo e da non esperta di Faletti, di cui ho letto solo il primo libro Io uccido (che ahimè non mi è piaciuto e dunque non ho comprato gli altri).

Di Faletti scrittore si è detto, in sintesi:

      che presta il suo nome per vari ghost writer e a dimostrazione di ciò ci sarebbe il fatto che i suoi diversi non portano, come dire, un’impronta riconoscibile, ma sembrano scritti da due persone diverse;
      che ha un ghost writer americano. Infatti due traduttrici di alto livello, Eleonora Andretta e Franca Cavagnoli notano che alcune frasi del romanzo Io sono Dio sembrano tradotte con google e dunque possono far supporre che il testo sia stato originariamente composto in inglese e poi tradotto, male;
      che le sue reazioni alle polemiche sono state talmente scortesi e piccate da far pensare che effettivamente ci fosse qualcosa sotto.

Il 22 agosto 2009 in un pezzo scritto per La Stampa, Faletti spiega il perché abbai scelto di tradurre in modo letterale le espressioni idiomatiche e contesta l’analisi delle due traduttrici. L’articolo è lungo e ve ne riporto solo qualche riga:

«Non girare intorno al cespuglio». In Inglese, per esortare una persona che sta tergiversando si dice: «Don’t beat around the bush», frase idiomatica che nella traduzione letterale diventa esattamente quella che ho utilizzato io. Per quel che mi riguarda la frase raggiunge benissimo lo scopo che si prefigge e credo che un autore, se vuole fare girare la gente intorno al cespuglio invece che fargli menare il can per l’aia, sia quantomeno libero di farlo. «Pensavo che una ventina di grandi vi avrebbero fatto comodo». Nel gergo dei bassifondi i biglietti da mille dollari vengono chiamati «grands». Forse se avessi utilizzato il termine «verdoni» niente sarebbe successo, perché è una parola ormai acquisita nel linguaggio italiano, dimenticando che nasce dal fatto che i dollari sono verdi e che dunque in Italia non dovrebbe avere significato alcuno.

Potrei rimandare ai posteri l’ardua sentenza, rimando invece la palla agli amanti di Faletti, che hanno letto tutti i suoi libri e ai suoi detrattori, posto che ne abbiano letto almeno qualche libro: voi che ne pensate? Fu vera gloria? A prescindere da queste polemiche: consigliereste e perché i romanzi di Giorgio Faletti?

[Photo Credits: Premio Chiara su Flickr]

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