Charles Bukowski: il genio bastardo

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Charles Bukowski era un grandissimo genio della letteratura. Ma anche un grandissimo bastardo. I suoi rapporti tempestosi con le donne, la sua passione per l’alcol, ed una vita di eccessi lo dimostrano. Caratterizzato da una eccezionale resistenza fisica, ci ha lasciato nel 1994, in seguito ad una leucemia fulminante. Non lo augureremo nemmeno al peggior nemico. Eppure i suo scritti ci affascinano.

Heinrich Karl Bukowski nacque il 16 agosto del 1920 in Germania  e scorrendo la sua biografia (trasferimento negli Stati Uniti e prese in giro di vicini e coetanei per l’accento tedesco prima e la forte acne poi, N.d.R.) non c’è da stupirsi che il carattere che ne esce fuori sia essenzialmente quello di un disadattato, timido ed introverso. Che sfoga nel vino e nella scrittura le sue frustrazioni. Si dice che la sofferenza da vita alle migliori opere artistiche insieme alla pazzia, è più mi capitano sotto mano i suoi testi, più mi convinco di questa considerazione.

La sua produzione letteraria è ciò che di più contorto ed impossibile possa esistere. Ma gliene va dato atto: per quanto scomodo, in ogni senso, Bukowski è un autore da leggere. Perché anticonformista nel vero senso della parola e soprattutto perché si è sempre avvicinato alla scrittura ed alla pubblicazione con questo atteggiamento. Ed è così, solamente in questo modo che si può raggiungere la vera eccellenza.

E teniamo conto che tutte le opere finora pubblicate, sia in volume che estrapolate dalle riviste alle quali le ha inviate per tutta la vita sono quelle che si sono salvate dall’ “autodistruzione” messa in atto dallo scrittore stesso. Alcune di esse sono state pubblicate postume per richiesta esplicita di Bukowski, quasi a volersi prendere gioco anche della morte che è riusciuta, dopo diversi tentativi a farlo suo. Non avete letto ancora nessuna sua opera? Fatelo. Che lo amiate o che lo odiate, è come l’acqua: non può mancare nella vita di una persona.

 

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