Le belle Cece di Andrea Vitali, recensione

E’ incredibile come con il passare del tempo, da persona che odiava pressapoco tutti i gialli, io abbia sviluppato una piccola passione per alcuni autori italiani che ne scrivono. “Le belle Cece” di Andrea Vitali è uno di quei libri che rientrano nel mio apprezzamento.

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Puro e semplice. Spesso e volentieri sono i punti di vista dai quali una storia parte che fanno della stessa qualcosa di piacevole e per me, anche nel caso de “Le belle Cece” di Andrea Vitali è l’ambientazione storica. Sembra assurdo, ma piccoli particolari possono cambiare interi approcci. E gli anni ’30 con lo sfondo del fascismo, chissà perché per alcuni tipi di gialli sembrano essere proprio l’ambientazione giusta. L’italia di quei tempi era molto particolare, e con essa le dinamiche della popolazione. E tra sparizioni di mutande ed altre disavventure, quello che ci si trova tra le mani è un romanzo che vale la pena di leggere durante un’estate calda come questa. Perché non è pesante come molti gialli. Andrea Vitali ha sempre scritto bene e in questo caso nulla cambia: lo stile è buono, semplice e divertente da leggere. Ed è proprio di questo che si ha bisogno sotto l’ombrellone o nel corso di afosi pomeriggi in città.

La storia è interessante ed intrigante al punto giusto pure rimanendo circoscritta a livello di paese.  E questo forse è anche un suo altro punto di forza: quella di essere un evergreen da ogni  punto di vista, adatto quindi a qualsiasi lettore. A prescindere da età ed interessi.

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