American Psycho di Bret Easton Ellis, recensione

Ogni tanto tutti abbiamo bisogno di un “classico”. In questo caso parliamo di letteratura decisamente contemporanea per chi vi scrive, visto che si è letteralmente catapultata sulla letteratura di “American Psycho” di Bret Easton Ellis.

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E’ stata una piccola sfida per me perchè in tutta onestà ho un po’ in antipatia Bret Easton Ellis. Ma devo dire di essere rimasta piacevolmente colpita dalla lettura di “American Psycho”. Non ho visto il film che ne è stato tratto con Christian Bale, ma devo dire che probabilmente colmerò presto il divario. Nel personaggio principale di Patrick, in qualche modo vi è una fotografia della società dagli anni ’80 ad ora frammista a quello che potrebbe essere considerato il frutto più assurdo e peggiore del relativismo.

E ti viene da chiederti: perché uccide? Perché è così psicopatico? Ma poi ti perdi in una trama che va detto è avvincente senza ombra di dubbio e in uno stile che ti fa dimenticare davvero perché l’autore magari ti stava sulle scatole. Questo non cambierà l’idea personale che puoi avere di lui, ma è impossibile non ammettere la presenza di un talento che è difficile da incontrare negli scrittori di questo genere di libri. “American Psyco” non è scontato dove facilmente poteva essere, è crudo ma al contempo condito da una macabra ironia che ti fa scorrere le pagine molto facilmente. E’ una lettura che vi consiglio decisamente, ma fate attenzione a non compararlo con opere tipo “Arancia meccanica”: rischiate di snaturare e non apprezzare pienamente nessuno dei due.

 

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