Acciaio, di Silvia Avallone: recensione

Acciaio” di Silvia Avallone (vincitore del Premio Campiello 2010) è un ritratto dolce-amaro della vita di milioni di persone in Italia. La scrittrice ventisettenne, tenta di descrivere con occhio giovane ma cinico una storia probabilmente comune alla grande maggioranza degli italiani: il dover fare i conti con le difficoltà della vita e con i naturali problemi economici.

Sebbene la sua prosa risulti interessante e caratterizzata da una lodevole capacità descrittiva, non sempre la storia risulta omogenea e ben organizzata: non di rado i punti di vista si accavallano e le storie sembrano troncate arbitrariamente

Protagonista di acciaio sono principalmente due famiglie di un quartiere malfamato di Piombino. E vivere l’adolescenza all’interno dei casermoni di via Stalingrado non è facile come possa sembrare ad un occhio esterno che della realtà di quei palazzi grigi non conosce nulla.

Al loro interno vivono Francesca ed Anna due amiche inseparabili fin dall’ infanzia. Due situazioni familiari differenti: la prima insieme alla madre vittima di un padre violento e geloso. La seconda viene da una famiglia più colta ma caratterizzata comunque da un padre assente e truffatore. Quella che per le due ragazze era un’esistenza libera da pensieri (più o meno) “adulti”, smette di essere tale nell’estate dei loro 14 anni, quando si trovano costrette malgrado tutto, a dover fare i conti con la propria crescita.

L’esistenza di ogni protagonista di questa storia gira attorno alla fabbrica Lucchini, l’acciaieria che dà lavoro praticamente a tutta Piombino ma soprattutto agli abitanti dei casermoni della via.

Sarà lei a dare la morte al fratello di Anna, Alessio un ragazzo sveglio e attento, con il vizio della cocaina e la passione per la sua ex fidanzata del liceo. Sarà sempre lei ad essere il fulcro della vita dei genitori coinvolti nella storia, perché essa stessa fonte di guadagno per tutti loro. È attorno a lei e dalle sue mura che ogni anima prima o poi si trova cozzare.

Francesca è innamorata di Anna e questo, nonostante il gran bene per le due ragazze, rappresenterà insieme alla paura di Anna di amare la sua amica (in concomitanza con la passione di quest’ultima per un ragazzo amico del fratello, n.d.r. ) il punto chiave della fine dei sogni per entrambe e l’inizio della fine della loro amicizia.

Entrambe si dovranno da sole nei momenti più tristi della loro esistenza: quelli di Anna legati alla famiglia e quelli di Francesca legati alla voglia di scappare da una realtà sonnolenta, pressante, violenta che lo porterà ad esibirsi come spogliarellista a soli 14 anni in uno dei locali malfamati di Piombino.

Quando dopo un anno di silenzi tutto sembra perso, basta un attimo, uno sguardo ed un sorriso e tutto ritorna a posto.

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